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Chi siamo

La nostra è una storia di famiglia, nata sui “declivi del Monte Massico”, come recita una delle prime etichette prodotte a fine ‘800 per l’Azienda “Trabucco e S.Aurilio”. Casimiro Trabucco, Fuciliere della Reale Marina, e suo cognato Silvestro Aurilio, imprenditore locale, decidono di dare forma strutturata a un rituale che per millenni ha caratterizzato la vita e la quotidianità del loro territorio, la produzione di Vino Falerno.
In viaggio dalla Cina della rivolta dei Boxer al Golfo di Aden nella Somalia Francese, passando per la Terra Santa, Casimiro decide di fermarsi nella sua terra d’origine e insieme al cognato producono ed esportano in Europa ed oltre oceano il vino Falerno, eredità di un passato che si perde nei testi di autori della classicità romana come Orazio, Virgilio e Catullo.

La piccola azienda (con un vigneto e una fattoria per la lavorazione dell’uva sulle colline di Carinola) cresce e dalla vicina Napoli (con una sede in via Costantinopoli e magazzini di stoccaggio a Poggioreale), si muoverà per raggiungere i Paesi Bassi e, nel dopoguerra, gli Stati Uniti. Dopo la morte dei due fondatori, tuttavia, l’attività dell’azienda perde gradualmente la sua forma originaria, tralasciando l’aspetto commerciale. Il Falerno, ciononostante, resta nelle tradizioni di famiglia, con la produzione di una piccola riserva personale familiare e per gli amici più stretti.

La nostra storia precede l’inizio del secolo scorso, ma la vogliamo ricordare legandola all’anno 1917, con la nascita di nostro nonno, l’Avvocato Manlio Aurilio. Profondamente legato al territorio dell’Ager Falernus, nostro nonno continuerà a coltivarne il rapporto, anche una volta trasferitosi a Napoli, portando quel legame, conflittualmente vivo, nei discorsi e negli avvenimenti della nostra famiglia. Ed è questo legame che lo porterà a cercare un rapporto più intimo, concreto, con la sua terra, sulle terrazze di “Lettieri”, un piccolo podere di 5 ettari alle pendici del Monte Massico.

Le radici nella nostra terra sono la sua eredità. Nel raccoglierla non dimentichiamo mai quello che, con ironia, ci ribadiva ogni volta che parlavamo di terreni, di viticoltura: “…c’è chi gioca d’azzardo al casinò e chi spende soldi in campagna”. Forse aveva ragione lui… la decisione di procedere alla riqualificazione dei poderi come azienda vitivinicola è effettivamente una scommessa, ma è stato come ricucire parte della nostra storia. 

Tutto sommato, una bottiglia di vino è un tessuto familiare, connette storia e cultura antica con altre storie che devono ancora essere.

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